lunedì 30 luglio 2012

Norwegian Wood

Rieccoci con un altro Murakami. L'ho letto per la maggior parte in viaggio, scomoda sul sedile del passeggero per quattro ore - per fortuna non proprio filate - andata e quattro ore - sempre con qualche breve pausa - ritorno. L'effetto è stato strano: Murakami ha, già di suo, la capacità di stravolgere spazio e tempo attorno al lettore, fino a catapultarti fuori dal mondo; aggiungiamo che leggere in viaggio ha sostanzialmente lo stesso effetto, il risultato è una Maestra disorientata che si aggira per Milano* pensando di essere nella Tōkyō degli anni '70.

*Milano dove ho comprato altri tre libri di Murakami, tanto per farvi sapere cosa vi aspetta.

Genere: è un romanzo intimista, introspettivo, un racconto di formazione e anche una storia d'amore, di tanti amori, e di morte. Murakami non è mai una cosa sola, fateci l'abitudine.

Trama: Torū e Naoko si avvicinano dopo la morte di Kizuki, migliore amico di lui e fidanzato di lei. Il loro rapporto si trasforma in un amore puro, cristallino come acqua di sorgente, perfetto come una natura morta. E morto lo è davvero, perché in Naoko qualcosa è morto assieme a Kizuki, e presto andrà in una clinica per riprendersi dai problemi nervosi e mentali. In clinica farà amicizia con Reiko, una donna immobilizzata dalla paura del mondo, che grazie a Torū comincerà a far pace con l'esterno.
Torū lentamente si avvicina anche a Midori, frizzante, energica, piena di vita nonostante i mille problemi della sua esistenza.
Il dubbio tra le due ragazze e tutto ciò che ne conseguirà porteranno Torū a crescere, a imparare molto sulla vita e su di sé, e a imparare forse anche la felicità e il suo prezzo.

Stile: asciutto e pulito, è il solito stile di Murakami che ti trascina nel racconto e ti porta dove vuole lui. Il lettore non può fare nient'altro che seguire la corrente, o opporsi strenuamente e chiudere il libro.

Personaggi: caratterizzati, come al solito, in maniera perfetta. Sono umani nel modo più profondo, la descrizione stessa dell'umanità; pensieri e azioni che normalmente ci teniamo dentro, per pudore o per vergogna, vengono fissati su carta con la massima semplicità, senza giudizio alcuno, in perfetta serenità. Torū, Naoko, Midori e Reiko sono, nei pregi e nei difetti, noi, amplificati dal silenzio della vita.

Commento: non è il solito Murakami, e inizialmente mi ha spiazzata. Dov'è la distorsione nella logica della realtà, qui?, mi sono chiesta all'inizio. Murakami mi piace per questo, perché distorce, contorce e grazie a questo chiarisce.
Poi ho capito. Così come in Kafka o nella Pecora la distorsione è nella realtà esterna, qua a essere scossa è la realtà interna, partendo da qualcosa che diamo per quotidiano, per doloroso ma normale, come la morte di una persona cara, finché non tocca anche a noi chiederci cosa c'è di normale nell'amare una persona e improvvisamente vedersela strappata via - cosa resta di normale, nel mondo interno di chi resta? Eccola qui la distorsione, tutta soggettiva e personale: non poter mai più guardare, toccare, abbracciare la persona che ami di più al mondo.
E personale è anche la chiarificazione che ne segue, nell'animo di Torū, e del lettore trascinato con lui dal fluire di Murakami.

Voto: 10/10

Consigliato: a chi vuole crescere, ma crescere per davvero, non solo all'anagrafe. E per farlo non ha paura di un viaggio nel dolore.

Vi lascio con una canzone di Vecchioni, Euridice, che in un certo senso ha lo stesso messaggio e gli stessi destinatari. Bagno di dolore. Catarsi. Sipario.

martedì 24 luglio 2012

Nel segno della pecora

Il libro di cui vi parlo è di H. Murakami, autore che avevo preso in mano molti anni fa con Dance dance dance, mai finito, e ripreso con Kafka sulla spiaggia, che rileggerò presto e che è arrivato immediatamente al primo posto nella classifica dei miei libri preferiti. È anche un autore terribilmente difficile da definire, quindi perdonate se questa recensione vi sembrerà slegata, mancante di coerenza e logica. Dovrete trovarvi voi un senso, esattamente come nei romanzi di Murakami.
Ah, Dance dance dance lo leggerò quanto prima, adesso so come va affrontato.

Genere: è Murakami. Ma per chi non conosce Murakami, provo comunque a dare una definizione dell'indefinibile: è onirico, distopico, utopico, essenza della realtà e frattura nella stessa.

Trama: un trentenne senza nome, senza scopo nella vita, annoiato, che ha perso la presa (se mai l'ha avuta) sulle redini della propria esistenza, viene di colpo chiamato a rapporto dal braccio destro del Maestro, colui che, in un modo o nell'altro, decide e governa mezzo mondo. Da lui vogliono che ritrovi una pecora, che compare in una foto che egli ha usato poco tempo prima per un volantino. Così, lui e la sua ragazza dalle orecchie bellissime e con strani poteri partono per un viaggio alla ricerca dell'animale, seguendo le tracce del Sorcio, l'amico che gli ha mandato la foto, ritrovando brandelli di passato, relazioni sfilacciate, liberandosi dell'inutile e ritrovando il senso dell'essenziale e della vita. La pecora ha la strana facoltà di penetrare nelle coscienze di chi sceglie e di donare loro potere, in cambio di fare quello che le garba del mondo. Finirà? Come finirà? Si può fermare, si deve fermare?
Una cosa è certa: non è più il caso di lasciarsi scivolare la vita addosso.

Stile: è Murakami. E qui davvero faccio difficoltà a descriverlo in qualsiasi altro modo. Se chiunque altro scrivesse così, direi che è lo stile di Murakami - ma dovendo descrivere per l'appunto lo stile di Murakami, cercherò di farlo in modo per forza di cose approssimativo. È di una lentezza esasperante e di una velocità stordente. Sa cosa fare delle parole, sa come usarle per portare il lettore dove vuole, a sentire quello che vuole. Perdi il senso dello spazio, del tempo, perdi ogni appiglio logico-consequenziale, e quando smetti di leggere ci metti ben più di un attimo a riprendere le fila della tua esistenza, a capire di nuovo chi sei, a fare il punto. Ti sconvolge da dentro, ti butta in uno shaker e agita con gusto, ti rincoglionisce non poco. Portandoti con sé, alla fine fa di te il suo personaggio, e ti muove come vuole, e ti fa provare quello che vuole.

Personaggi: mediocri, ma esemplarmente tali. Funzionali alle emozioni, alle sensazioni, alle elucubrazioni. Ci sono storie che vertono sulla trama, altre sui personaggi. Murakami usa entrambe le cose come strumenti per trasmettere i suoi messaggi, come tramite delle sensazioni che il lettore deve provare. I suoi personaggi sono vuoti eppure pieni, vuoti per essere riempiti dal lettore, pieni di pensieri e sensazioni e metafisica.

Commento: mi sento ancora sottosopra come appena scesa dalle montagne russe. L'ho trovato un pelo sotto a Kafka, forse un po' più metafisico, più elucubrativo, più cerebrale; dove Kafka aveva un po' più mistero, un po' più azione, questo ha pensieri, divagazioni filosofiche, viaggi nell'animo e nell'essenza umana.

Voto: 9/10

Consigliato: a chi non ha paura di entrare nello specchio e guardare, senza veli, senza abbellimenti, la realtà di qua e di là - a chi non ha paura di vedere chiaro grazie alle deformazioni - a chi non ha paura di perdersi irrimediabilmente per potersi, poi, forse, ritrovare.

giovedì 12 luglio 2012

Beastly


Come promesso, comincio a chiacchierare un po' di libri; ad aprire le danze, un titolo che ho cominciato completamente a casaccio, spinta dalla noia e dalla necessità di leggere qualcosa di vagamente più ossigenante per il cervello dello studio sulla lingua usata nei Trionfi da Petrarca. La scelta è stata fatta sfogliando il mio e-book reader in cerca di qualcosa che mi attirasse, quando mi sono fermata su Beastly di Alex Flinn (che è una signora, eh, non un maschietto come speravo inizialmente).

Genere: è una fiaba. È uno young adult. È un urban fantasy. (È Superman!) Fate come vi pare.

Trama: è la trama de La Bella e la Bestia. Volete che ve ne parli? Ok: è la trama de La Bella e la Bestia. Dai, ce la fate, uno stronzo è così stronzo che viene trasformato in una roba brutta e solo il vero amore lo può salvare, poi c'è la ragazza sfigata che il padre regala come niente e poi succede quello che succede. Non penso di poter spoilerare chissà cosa ma non proseguo comunque, anche perché qualche sorpresa qua e là c'è. La trama è comunque piuttosto fedele all'originale, i rimandi marcati ma mai invasivi, e innovazioni e cambiamenti sono perfettamente inseriti nella storia senza creare stacchi o fastidi di sorta. Ogni istante della storia è coerente col mondo dell'autrice e pertanto perfettamente credibile.

Stile: comincio da quello che mi ha colpito maggiormente: le descrizioni. Sono perfette. Non una parola di troppo, non una parola in meno, ho visto le stanze meravigliosamente arredate, ho sentito il profumo delle rose, il freddo pungente della neve mi ha arrossato la pelle (ah, dite che è il sole di luglio?), la Primavera di Vivaldi mi ha suonato nelle orecchie.
Lo show, don't tell è stato seguito alla perfezione, senza che il mostrato diventasse una pedissequa elencazione di cose fatte e cose dette e cose mangiate e cose viste, bensì sono bastate poche pennellate a spiegare una situazione, uno stato d'animo, un evento o un luogo. Ho potuto ridere con i protagonisti, piangere, rattristarmi per loro, esultare, ballare con loro perché l'autrice mi ha portato .
Il romanzo è in prima persona (che di solito non amo ma qua è reso molto bene), il POV saldo (per fortuna è quasi scontato con la prima persona) e piacevole. Si sta bene nella testa di, uhm, Bestia.

Personaggi: credibili. E già qua ho detto tanto. È credibile lei, è credibile lui, è piuttosto credibile anche la strega, anche se una o due frasi sono suonate un po' stonate (colpa della traduzione?). Ma sono una o due frasi in un intero libro. E vi dirò di più, sono anche piacevoli. Mentre lui s'innamorava, m'innamoravo un po' di lei anch'io. E mentre lo conoscevo, mentre cambiava, mi sono innamorata anche di lui. Sono caratterizzati, sono persone, persone vere. Hanno spessore, senso, personalità. Sono, decisamente, degli individui.

Commento: ho dovuto interrompermi ogni tanto, nelle ultime -uhm- 140/150 pagine (su 200 circa) lette praticamente di fila (l'inizio è stato lento causa sessione estiva), per riprendere fiato; come ho detto, era come essere lì e vivere con e in Bestia, ma vivere due anni in poche ore toglie il respiro. È anche uno di quei libri che ti emozionano tanto che puoi scegliere se urlare o fermarti un attimo. Ogni tanto ho urlato, lo ammetto, tanto ero nel nulla a guardare una rally car in fase di test passare avanti e indietro, non mi ha sentito nessuno. Spero.

Voto: 10/10

Consigliato: a chi ama le storie per ragazzi, a chi ama le fiabe, a chi ama le storie d'amore e a chi ama il fantasy. Tutto sempre tenendo presente che i protagonisti sono dei sedicenni, e che se questo non v'aggrada è difficile vi piaccia il libro.

mercoledì 11 luglio 2012

Vacanzavera

Questa maestra qua è in vacanza. Ma non nel senso che ozio a cazzo, nel senso che proprio ho finito, finito, il secondo anno, concludendo quindi il biennio comune ed entrando a pieno diritto nella "specialistica" (essendo un 4 anni a ciclo unico non è proprio una specialistica, più una specializzazione, dai).
Fino a poco tempo fa a questo punto avrei già potuto inserirmi in graduatoria, mentre adesso se non è cambiato niente le graduatorie verranno riaperte nel 2014 - ovvero esattamente quando mi laureo se tengo il ritmo, gud!
A breve probabilmente cominceranno post su letture varie, ricette, fai da te e qualsiasi altra girobobbola che mi passi per la testa. E sì, girobobbola me lo sono appena inventato.
Intanto vi anticipo che ho intenzione di rileggere Kafka sulla spiaggia e dedicarmi anche a Dance, dance, dance e Nel segno della pecora, e inoltre Emma, Mansfield Park e Northanger Abbey. I miei due autori preferiti <3