martedì 28 agosto 2012

La fine del mondo e il paese delle meraviglie

Questa recensione sarà diversa dal solito, perché non è un libro che sia capace di incasellare. E perché descrivere per la settecentesima volta lo stile di Murakami o il modo in cui dipinge i suoi personaggi mi sembra un pelo ridondante.

Il racconto segue due storie che finiranno per intrecciarsi, quella di un cibermatico che rischia di finire intrappolato nella sua testa e quella di un uomo senza ombra in un paese cintato e popolato di uomini senza cuore e unicorni.
Più che mai in questo libro Murakami non dà risposte, ma solo domande: chi siamo noi? Cos'è che ci rende umani? La coscienza, la mente, cosa sono? Dov'è la realtà, dentro o fuori da noi, percezione o pensiero? Che responsabilità abbiamo nei confronti di noi stessi? E nei confronti del mondo esterno?

È un libro che mi ha lasciato decisamente sottosopra; finito stanotte, ancora non ho ben deciso quanto mi sia piaciuto. Di sicuro ha fatto più fatica a scendere degli altri Murakami, la Tōkyō futuristica e la città senza nome sono entrambe raffigurazioni inquietanti che non si lasciavano attraversare facilmente, almeno da me.
Consigliato? Sì, sicuramente, ma più che mai è un libro che deve avere il suo tempo, il suo momento. Imporsi di leggerlo quando non è la sua ora sarebbe male.

venerdì 24 agosto 2012

Non ci posso credere -.-

Ve lo ricordate? Io e l'inglese... odio reciproco. Vi ricordate anche che detesto i lavori di gruppo? E sapete -questo forse no, ma adesso lo saprete- che ho le palle strapiene di sentir parlare di multiculturalità?
Ebbene: gira e volta, ho sezionato il piano di studio in tutti i modi, e in qualsiasi modo lo rigiro vien fuori che devo fare inglese 3.
Che è un lavoro di gruppo.
Sulla multiculturalità.
Vado a spararmi.

sabato 11 agosto 2012

Dance Dance Dance

Dance Dance Dance. Che dire di questo libro? Sono ancora risucchiata nell'Albergo del Delfino, e fatico a mettere a fuoco la realtà a sufficienza per parlarne in modo chiaro.
Murakami at his best.

Genere: racconto onirico, romanzo di formazione, introspezione psicologica, studio sociologico, un po' di soprannaturale... c'è di tutto.

Trama: lo stesso protagonista della Pecora viene richiamato, in sogno, nell'Albergo del Delfino. Lì ritroverà l'uomo-pecora, e da lì partirà per un lunghissimo viaggio alla ricerca del suo posto nel mondo, seguendo fili sottilissimi, incrociando gente di ogni sorta, indagando su sparizioni, omicidi e scheletri in salotto.

Stile: è lo stile di Murakami, ormai chevvelodicoaffà. Descrizioni precise, analisi psicologica puntuale, POV saldissimo e parole che ti portano esattamente dove vogliono. Più che mai qui si coglie come Murakami scriva solo di quello che sa, senza addentrarsi in cespugli irti di stronzate come quelli dove vanno a pascolare gli scrittori che scrivono sul sentito dire.

Personaggi: puliti, non saprei come altrimenti definirli. Non c'è una sbavatura, non un'imperfezione, i personaggi di Murakami sono delineati con immensa maestria e coerenza, al punto tale che alla fine anche il lettore sente di conoscerli e saprebbe dire cosa potrebbe piacere o non piacere loro. Il protagonista, nella fattispecie, offre una piacevole mente in cui stare, e alla fine dei due libri mi manca davvero; era diventato un po' un mio amico, grazie anche al fatto che in varie cose siamo simili.

Commento: un libro splendido, disorientante, da vertigini. Uno studio psicologico e sociale puntualissimo, e preciso. Uno spaccato di vita moderna. Un libro che mi è entrato nel cuore e che litiga con Kafka sulla spiaggia per il primo posto nella mia lista di libri preferiti.

Voto: 10/10

Consigliato: a chi vuole capire gli esseri umani, capirsi, a chi ogni tanto ha la sensazione di essere un po' fuori sincrono con la realtà. A molti farà dire "ehi, questo è quello che ho sempre pensato anch'io, ma non riuscivo mai a trovare le parole per descriverlo!".
Devi danzare, e danzare bene. Tanto bene da lasciare tutti a bocca aperta.
Finché c'è musica, devi danzare!

giovedì 2 agosto 2012

A sud del confine, a ovest del sole

Un altro Murakami. Stavolta si tratta di un libro piuttosto breve, circa duecento pagine da leggere con un po' di jazz in sottofondo.

Genere: un po' come Norwegian Wood è un romanzo che va a indagare l'intimo umano, l'amore, il tradimento, il passato, lo scorrere del tempo.

Trama: Hajime trascorre la sua vita con un'insoddisfazione di fondo, qualcosa di non trovato, di non fatto che lo perseguita; questo qualcosa ha il volto di Shimamoto, la migliore amica dell'infanzia che avrebbe dovuto essere qualcosa di più se il tempo, lo spazio, la vita non si fossero messi di mezzo.
Sposato, con un lavoro che lo soddisfa e due figlie che adora, di colpo si ritrova davanti a Shimamoto, e il suo passato si prende tutto il suo presente, portandolo davanti a scelte e responsabilità.

Stile: pulito, essenziale e scorrevole, è il solito stile di Murakami che ti prende e ti porta esattamente dove vuole lui.

Personaggi: ogni personaggio, qui, è un simbolo, un rimando a una funzione umana - il passato, il presente, il futuro, la speranza, la delusione, il dolore, tutto quello che gira attorno all'esistenza umana e ai suoi nodi principali, tutto quello che può passare normalmente in testa alla gente almeno ogni tanto nella vita è lì, simboleggiato su carta da un personaggio, come sempre, di un certo spessore e un'ottima tridimensionalità.

Commento: il significato del romanzo, o del lungo racconto, arriva alla perfezione, forse anche grazie ai molti interrogativi lasciati aperti alla fine della narrazione, ma proprio questi interrogativi mi hanno lasciato un vago fastidio addosso, perché sono una scimmia curiosa e avrei voluto sapere cos'è successo, com'è andata a finire, che fine ha fatto.

Voto: 8½/10

Consigliato: a chi vuole sondare l'animo umano, scavarvi dentro e vedere tutto quello che c'è, di bello e di brutto, al suo interno, senza veli né ombre.